Vessilli cinquecenteschi su una vecchia stampa



(Cortesia di Giancarlo Sanzovo. Rielaborazioni del webmaster)

Un contributo del socio Giancarlo Sanzovo. Trattasi di una riproduzione di una stampa di Nicolaus Hogenberg, rappresentante il corteo di Clemente VII e Carlo V a Bologna (1529), su cui appare la bandiera della città di Bologna, con 4 gigli oro (particolare qui a lato). Scrive Sanzovo:
«Il drappo è su fondo azzurro, con banda d'oro con scritta LIBERTAS che inizia a metà del punto d'onore della bandiera; i gigli appaiono disposti lungo la banda, a partire dall'alto fino a metà della bandiera. Ora, volevo sapere il significato dei gigli.»
«Accanto alla bandiera di Bologna appaiono anche bandiere con fondo uniforme di vari colori ma la denominazione sotto di esse è solo VEXILLA RUBRA PONTIFICIS. Più a destra, sfilano altre stupende bandiere (particolare qui sotto), tra cui una bellissima con il crocefisso, portata da Lorenzo Cybo, che ha qualche affinità con quelle dello Stato Pontificio usate in mare fino al 1870.»



ANTIQUUS·PO·RO·VEXIL·S. GEORGII·AQUILA IMPERII  VEXILLA CRUCIS·ECCLESIAE·PONTIFICIS
(Popolo Romano antico - Vessillo di S.Giorgio. Aquila dell'Impero - Vessilli della Croce, della Chiesa, del Pontefice)


Commenti

A proposito delle bandiere romane e papali presenti nell’incisione, l’impressione che si ricava è che i colori siano stati dati in modo quasi del tutto sbagliato. Più in dettaglio:
- I Vexilla rubra pontificis, dovrebbero per l’appunto essere tutti rossi, mentre appaiono variamente colorati, uno diverso dall’altro.
- Il gonfalone del Popolo Romano, ovviamente non è mai stato blu, ma sempre rosso porpora con lettere d’oro. Colore a parte, da notare che il modello qui disegnato è comunque abbastanza fedele a quello dell’epoca.
- Il vessillo di San Giorgio appare con i colori invertiti, dato che dovrebbe presentare una croce rossa in campo bianco.
- La bandiera con il crocifisso ha il campo bianco, ma c’è anche qui il sospetto (non la certezza però) che questo dovesse essere in realtà rosso, come i coevi vessilli che il papa conferiva ai condottieri che si apprestavano a un’impresa militare, e che presentavano il crocifisso e le figure dei santi Pietro e Paolo. (Questa bandiera, con il campo sì bianco, sarebbe poi diventata una bandiera marittima della Chiesa, ma circa un secolo dopo.)
- Il vessillo della Chiesa sembra essere l’unica bandiera che mantiene i colori reali. Poiché però al posto del padiglione vi è la tiara, direi trattarsi in realtà del gonfalone del Papato, che è una specie di variante.
- Infine, lo stendardo papale, con le armi di Clemente VII, è blu, mentre avrebbe dovuto in realtà essere rosso. Anche il campo dello stemma è errato, dovendo in realtà essere d’oro.
Sette bandiere rosse dovevano essere veramente troppo monotone per l’anonimo colorista, il quale ha pensato bene di acquerellare «a fantasia» per vivacizzare la vignetta, badando però a non sbagliare il troppo ben conosciuto vessillo imperiale.
Circa la bandiera di Bologna – pur non essendo la mia materia – sembra trattarsi non del gonfalone civico (che fu sempre bianco a croce rossa) ma di quello del Popolo, appunto azzurro con scritta d’oro (qui posta in una striscia diagonale) in uso probabilmente dal 1376. I gigli compaiono – sotto forma del capo d’Angiò, quindi insieme al lambello rosso – sullo stemma di Bologna a partire dal sec. XIV, presumibilmente adottati dai partigiani di Roberto d’Angiò. Evidentemente i gigli finirono anche sul gonfalone del Popolo: un po’ strano in effetti, ma forse non impossibile. Alessandro Martinelli

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